"La Guerra dei Courtney" Di Smith Wilbur.
Leggere romanzi di Wilbur Smith è una garanzia per gli amanti della storia vera romanzata, con innesti di avventura, dramma, saghe famigliari, intrecci umani, sentimento e sesso; ed è per questo che è una lettura consigliata per soli adulti. Sarebbe banale che ora io elogiassi la capacità narrativa dell’autore che è già ampiamente dimostrata dai milioni di copie vendute in tutto il mondo, posso solo dire che questi ultimi suoi romanzi scritti in collaborazione con altri autori, sono l’evidente segno di un suo declino per gli ormai raggiunti limiti di età. I romanzi di questo autore li ho letti quasi tutti e le differenze con i primi e quelli della sua maturità artistica sono palesi, restano comunque delle piacevolissime ed interessanti letture, che hanno forse il difetto di essere prodotti quasi esclusivamente con finalità commerciali sfruttando fino all’ultimo il blasone di autorità letteraria dell’autore. Dalla terza di copertina: Due eroi. Un legame indissolubile. Parigi, 1939. Separati dalla guerra, a migliaia di miglia di distanza l'uno dall'altra, Saffron Courtney e Gerhard von Meerbach lottano per sopravvivere al conflitto che sta dilaniando l'Europa. Gerhard, ostile al regime nazista, è deciso a rimanere fedele ai propri ideali nonostante tutto e combatte per la madre patria nella speranza di poterla liberare, un giorno, da Hitler. Ma quando la sua unità si ritrova coinvolta nell'inferno della battaglia di Stalingrado, si rende conto che le possibilità di uscirne vivo si affievoliscono di giorno in giorno. Saffron, che nel frattempo è stata reclutata dal SOE, l'Esecutivo Operazioni Speciali, e inviata nel Belgio occupato per scoprire in che modo i Nazisti sono riusciti a infiltrarsi nella rete dell'organizzazione, deve trovare il modo di sfuggire all'implacabile spia tedesca che le dà la caccia. Costretti ad affrontare forze malvagie e orrori indicibili, i due innamorati sono chiamati a prendere la decisione più difficile: sacrificare se stessi, o cercare di sopravvivere a ogni costo nella speranza che il destino, un giorno, permetterà loro di ritrovarsi. Una storia epica di coraggio, tradimento e amore imperituro che porta il lettore nel cuore della Seconda guerra mondiale.
Un romanzo che mi ha veramente entusiasmato soprattutto per la grande capacità dell’autore di descrivere i vari contesti: dall’alta Valle di Ayas (Valle d’Aosta) dalla straripante bellezza dove si collocano la maggior parte degli eventi, alla caotica ed inquinata città di Milano. Molte le emozioni e i ricordi che mi sono affiorati alla mente, perché è una zona che conosco abbastanza bene e che da giovane ho avuto modo di esplorare assieme a dei cari amici. Una famiglia di veneti che agli inizi frequentavano assiduamente le Dolomiti, come molti di noi (qui ho rivisto la mia famiglia) e che poi per ragioni lavorative si sono trasferiti a Milano. Vari i temi che emergono da questa agile lettura essenzialmente dovuta anche alla capacità dell’autore di trasferire qualitativamente in queste pagine i sentimenti e le emozioni, molto simili alle emozioni che io stesso ho provato. Il contesto della montagna ha sicuramente favorito lo sviluppo e l’emergere del primo tema: la bella e fedele amicizia dei due protagonisti Pietro e Bruno che parte da quando erano bambini fino all’età adulta. Una classica amicizia tra due maschi, dove a prevalere sono i silenzi e i non detto, alle intese con uno sguardo e un rimandare le decisioni prese a cuore, ma mai esplicitate e forse solo sottointese. Le figure femminili ci sono, ma fanno da contorno, significativo ma laterale. Poi il tema della maestosità della natura alpina che mi riesce impossibile esprimere quanto molto efficacemente ha fatto l’autore; da qui nascono collaterali alcune riflessioni sullo sfruttamento ed incontrollato sviluppo turistico di tali zone con la costruzione di impianti di risalita per i sciatori, sulla conservazione dei mestieri e delle tradizione degli alpeggi e paesi alpini, sul nostro stile di vita qui in città e quello in alta montagna generando in noi metamorfosi nostalgiche ai bei tempi che furono. Anche il tema della relazione: “Padri e Figli” è interessante e pone degli interessanti interrogativi: “Noi siamo chi abbiamo incontrato”, a cominciare dai nostri genitori. Come vedete un libro molto bello ed interessante che giustamente ha vinto il “Premio Strega 2017” e che ha prodotto l’omonimo adattamento cinematografico che a sua volta ha vinto il premio della giuria al recente 75º Festival di Cannes.
“Per le Antiche Scale” di Tobino Mario.
Dopo aver letto questa raccolta di racconti, poche sono le parole, i pensieri e le riflessioni. Prevale in me un sentimento di silenzio, di raccoglimento e di rispetto. Siamo collocati nel mondo sconosciuto e alieno della malattia mentale dalla quale tutti cerchiamo di fuggire, di scartare quasi fosse un luogo di persone intoccabili. Figli di un dio minore? No! Sono persone! Sono persone! Sono persone! Il protagonista “dottor Anselmo” non li ha solo curati, accuditi, protetti, ma li ha semplicemente amati perché ha compreso che comunque qualche piccolo pertugio di comunicabilità lo si trovava sempre e come dice un proverbio: “si fa con quello che si ha!” Magari ti accorgi che è molto di più di quello che hanno le persone “normali”. Ottima e scorrevole la prosa dell’autore e il linguaggio usato, forse sono un po’ troppo venti racconti in circa duecento pagine, ma forse è quello, il solo poco, il residuale che ne può uscire da queste situazioni al confine esistenziale. Penso che sia indirettamente una dimostrazione della esiguità relazionale, ma bisogna accontentarsi, “si fa con quello che si ha”. Una preghiera, un pensiero, una vicinanza e una canzone di Simone Cristicchi per le persone coinvolte e alle loro famiglie. https://youtu.be/x8RiA5ZRKMs
“La Treccia” di Colombani Leatitia.
Come per “Il Palazzo delle Donne”, questa autrice ama raccontare le vicende umane quando si connettono, si intrecciano, come fosse un passaggio di testimone di compenetrazione esistenziale, che rende esplicito ed implicito una sorta di eucarestia, di ringraziamento e preghiera alle persone coinvolte per il loro impegno e sacrificio. Una costante che rende simili queste trame è che i protagonisti non si conoscono direttamente ma le loro esperienze di vita vissuta si accumuna in un filo vitale e coloratissimo che si intreccia; in questo romanzo la loro distanza è spaziale, cioè di notevole distanza geografica (India, Italia e Canada), mentre per l’altro romanzo una distanza temporale di due generazioni. L’altra costante è che questo intrecciarsi delle vicende vede sempre protagoniste donne, non donne qualsiasi, ma donne tenaci, combattive e forti anche se la loro storia proviene da grandi fatiche, brucianti sconfitte e cocenti delusioni. Conforta vedere con quale vigore queste donne sublimino l’impatto di predestinazione critica e negativa in nuove opportunità di bene, di vita e di rivincita, dando a loro stesse e al lettore una significativa lezione positiva, di impegno, di progettualità nel vivere la propria vita da protagoniste. Altro elemento che emerge è l’iniziale solitudine di queste donne, commuove osservare questo schiacciamento nell’angolo oscuro della vita, dove nessuno viene a visitarti e l’unica domanda che ti passa per la testa è: perché? Ma la risposta non c’è, a salvare queste donne in definitiva è l’incontro vero con l’Amore, l’amore per i propri figli, per il proprio Dio, per il proprio compagno, per il proprio padre, per la propria famiglia, per le proprie operaie, per se stesse (che non è egoismo) come prassi propedeutica all'incontro con l'altro e con l'oltre. L’unico modo per salvarci è uscire da se stessi, incontrare nelle sue varie forme l’Amore e che questo proviene da dimensioni spazio/temporali diversissime, ma capace di costruire e costituire una Umanità degna di essere vissuta. Vi propongo una bellissima canzone di Francesca Michielin: “L’Amore Esiste”https://youtu.be/E328Pxe0wiw
Bravissima l’autrice a ricavare e costruire, da una remota storia veramente vissuta a partire dal 1925 a Parigi, un intreccio e trama per un racconto romanzato ai giorni nostri. Sì, se è vero che la sua opera prima recava il titolo: “Treccia” (già caso letterario), con questo romanzo possiamo tranquillamente affermare che questa “treccia” continua, le vicende umane continuano ad intersecarsi ed intrecciarsi. Molto di quello che ora l’interprete Solène dispone, fa, progetta e che alla fine la porterà a fare più di una scelta radicale, è dovuto, costruito e donato da coloro che l’hanno preceduta e cioè dai coniugi Peyron: Blanche (l’altra interprete) e Albin “Combattenti…è proprio il caso di dirlo, dell’Esercito della Salvezza”. Anche attraverso la loro solidissima relazione, espressione di una grande intesa fino all’estremo e, toccanti sono le parole pronunciate dal marito al capezzale di Blanche: “Ti tengo con me con la stessa forza con cui tu mi porti con te”. Molto agile e scorrevole la lettura anche per un linguaggio semplice, che esprime efficacemente le emozioni, i sentimenti e i drammi, tanto che il lettore ne resta sorpreso, meravigliato e talvolta commosso. Il romanzo si sviluppa nella stanza degli ultimi, dei dimenticati e degli scarti dell’umanità. Parliamo di quelle donne ferite che venivano letteralmente gettate ai margini della società parigina e non trovavano sostegno, ricovero e aiuto. In questo contesto molto difficile, le due interpreti saranno capaci di fare degli approcci e dare delle risposte diversissime tra loro, ma nello stesso tempo molto efficaci, da poterle tranquillamente definire delle autentiche “eroine”. Blanche molto tenace, convinta ed intraprendente, l’altra all’inizio molto fragile ma poi anche lei capace di ereditare le capacità di chi l’ha preceduta e, la scritta su un muro molto bene riassume la sua vicenda: “Siano benvenute le crepe, perché lasciano passare la luce”. A mio avviso Blanche, che insieme al marito ha dovuto costruire tutto da zero, ha avuto nella vicenda narrata un approccio di tipo “assistenziale”, cioè procurare i “mezzi” e le “opere” per combattere efficacemente e oserei dire, materialmente queste povertà. La sua tenacia mi viene spontaneo associarla alle così dette “Sette Misericordie Corporali” che molto bene vengono rappresentate dal polittico del Maestro di Alkmaar (1504) realizzato per la chiesa di San Lorenzo a Alkmaar nei Paesi Bassi che vi propongo. I pannelli di legno mostrano le opere in questo ordine: dar mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, seppellire i morti, alloggiare i pellegrini, visitare i malati, e visitare i carcerati. Mentre Solène ha un approccio di vicinanza e di compassione con queste povere tribolate, che possiamo definire di “Accompagnamento” e spontanea mi viene l’associazione alle opere delle “Sette Misericordie Spirituali” che di seguito vi propongo di ascoltare e meditare attraverso Radio Vaticana, Prendersi cura del cuore, Catechesi di don Fabio Rosini:
Consigliare i dubbiosi: https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2021/11/20/17/136319738_F136319738.mp3 Insegnare agli ignoranti: https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2021/11/20/17/136319751_F136319751.mp3 Ammonire i peccatori: https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2021/11/20/17/136319759_F136319759.mp3 Consolare gli afflitti: https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2021/11/20/17/136319766_F136319766.mp3 Perdonare le offese: https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2021/11/20/17/136319779_F136319779.mp3 Sopportare pazientemente le persone moleste: https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2021/11/20/17/136319838_F136319838.mp3 Pregare Dio per i vivi e per i morti: https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2021/11/20/17/136319846_F136319846.mp3 Come si può vedere sono due modalità diversissime di operare, di pari dignità ed efficacia e sarà bene che tra loro si intreccino, si mescolino e collaborino: “perché la nostra vita possa finalmente cominciare”.
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Werken_van_Barmhartigheid,_Meester_van_Alkmaar_(1504).jpg
Romanzo stupendo da leggere assolutamente, autentica sorpresa e autrice meravigliosa tutta da scoprire, condivido pienamente ciò che Pietro Citati brevemente osserva: «Quasi senza saperlo, per una specie di grazia infusa, Irène Némirovsky possedeva i doni del grande romanziere, come se Tolstoj, Dostoevskij, Balzac, Flaubert, Turgenev le fossero accanto e le guidassero la mano mentre lei scriveva sui suoi quaderni ... Quando abbiamo finito di leggere le due prime parti di Suite francese, resta in noi una strana sensazione di letizia. Non sappiamo se essa dipenda dalla gioia nascosta sotto le tragedie della vita; o dalla felicità fisica di raccontare senza fine. Il tono volentieri lirico; l'eco melodiosa della frase; la ricchezza delle sensazioni; la bellezza della natura; gli animali quasi umanizzati; la luce del sole al mezzogiorno o al tramonto; il chiarore onnipresente della luna si sciolgono e si perdono nella fluidità della vita».
Oggi, “Giorno della Memoria”, voglio riflettere su questo libro anche se non parla direttamente della persecuzione contro gli Ebrei perché: 1) L’autrice era ebrea e fu internata ad Auschwitz dove poi morì per febbre tifoide nel 1942 e non permise di terminare questo romanzo che prevedeva cinque parti come un poema sinfonico (Tempesta in Giugno, Dolce, Prigionia, Battaglie e Pace) fece in tempo a terminare solo le prime due. 2) Tempesta in Giugno parla del tracollo della Francia alle temperie dell’invasione nazista nel giugno del ’40, dove la popolazione parigina fu costretta a sfollare a sud del paese che poi diverrà zona “libera” della Repubblica di Vichy filonazista che promulgherà anch’essa le leggi razziali, dove l’autrice abitava e la costringerà a portare la stella di Davide cucita sugli indumenti, sarà così che poi verrà arrestata ed internata ad Auschwitz. In questa parte colpisce la metamorfosi delle persone di fronte al terrore dell’invasione, dove a prevalere è l’egoismo delle persone e gli istinti di sopravvivenza, pochi sono gli spazi della condivisione. Assomiglia a quello che è successo a livello mondiale con l’invasione del Covid, fatte le dovute proporzioni. 3) “Dolce” parla di una storia d’amore tra una donna francese ed un ufficiale tedesco della Wehrmacht, leggete questa piccola parte: «E allora? Tedesco o francese, amico o nemico, è prima di tutto un uomo, e io sono una donna. E con me è affettuoso, tenero, pieno di attenzioni... È un ragazzo di città, ben curato a differenza degli uomini di qui; ha una bella pelle, denti bianchi. Quando bacia ha l'alito fresco, non sa di alcol come i ragazzi di paese. A me basta. Non cerco altro. Ci complicano abbastanza la vita con le guerre...”. Morale, nonostante la guerra la vita ha il suo corso normale: si muore di malattia, si nasce, le margherite crescono sul prato, si può avere il mal di denti e….le persone si amano che poi è la vera e autentica vocazione dell’uomo e del creato come Dio ci ha donato. Da questo racconto verrà prodotto anche un omonimo film nel 2014 di Saul Dibb. 4) L’autrice è di origine ucraina (nata a Kiev) e un paragone a ciò che sta succedendo in Ucraina sorge spontaneo e il pensiero va alla popolazione costretta a sfollare (quante famiglie ospitiamo qui da noi? Zona libera.) E i nazisti quali Putin intende scacciare, da che parte veramente sono? Vi propongo alcune autentiche immagini riqualificate e colorate di quel tremendo periodo.
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La guerra dei Courtney - Wilbur Smith
"La Guerra dei Courtney" Di Smith Wilbur.
Leggere romanzi di Wilbur Smith è una garanzia per gli amanti della storia vera romanzata, con innesti di avventura, dramma, saghe famigliari, intrecci umani, sentimento e sesso; ed è per questo che è una lettura consigliata per soli adulti. Sarebbe banale che ora io elogiassi la capacità narrativa dell’autore che è già ampiamente dimostrata dai milioni di copie vendute in tutto il mondo, posso solo dire che questi ultimi suoi romanzi scritti in collaborazione con altri autori, sono l’evidente segno di un suo declino per gli ormai raggiunti limiti di età. I romanzi di questo autore li ho letti quasi tutti e le differenze con i primi e quelli della sua maturità artistica sono palesi, restano comunque delle piacevolissime ed interessanti letture, che hanno forse il difetto di essere prodotti quasi esclusivamente con finalità commerciali sfruttando fino all’ultimo il blasone di autorità letteraria dell’autore. Dalla terza di copertina: Due eroi. Un legame indissolubile. Parigi, 1939. Separati dalla guerra, a migliaia di miglia di distanza l'uno dall'altra, Saffron Courtney e Gerhard von Meerbach lottano per sopravvivere al conflitto che sta dilaniando l'Europa. Gerhard, ostile al regime nazista, è deciso a rimanere fedele ai propri ideali nonostante tutto e combatte per la madre patria nella speranza di poterla liberare, un giorno, da Hitler. Ma quando la sua unità si ritrova coinvolta nell'inferno della battaglia di Stalingrado, si rende conto che le possibilità di uscirne vivo si affievoliscono di giorno in giorno. Saffron, che nel frattempo è stata reclutata dal SOE, l'Esecutivo Operazioni Speciali, e inviata nel Belgio occupato per scoprire in che modo i Nazisti sono riusciti a infiltrarsi nella rete dell'organizzazione, deve trovare il modo di sfuggire all'implacabile spia tedesca che le dà la caccia. Costretti ad affrontare forze malvagie e orrori indicibili, i due innamorati sono chiamati a prendere la decisione più difficile: sacrificare se stessi, o cercare di sopravvivere a ogni costo nella speranza che il destino, un giorno, permetterà loro di ritrovarsi. Una storia epica di coraggio, tradimento e amore imperituro che porta il lettore nel cuore della Seconda guerra mondiale.
R: Le otto montagne - Paolo Cognetti
Un romanzo che mi ha veramente entusiasmato soprattutto per la grande capacità dell’autore di descrivere i vari contesti: dall’alta Valle di Ayas (Valle d’Aosta) dalla straripante bellezza dove si collocano la maggior parte degli eventi, alla caotica ed inquinata città di Milano. Molte le emozioni e i ricordi che mi sono affiorati alla mente, perché è una zona che conosco abbastanza bene e che da giovane ho avuto modo di esplorare assieme a dei cari amici. Una famiglia di veneti che agli inizi frequentavano assiduamente le Dolomiti, come molti di noi (qui ho rivisto la mia famiglia) e che poi per ragioni lavorative si sono trasferiti a Milano. Vari i temi che emergono da questa agile lettura essenzialmente dovuta anche alla capacità dell’autore di trasferire qualitativamente in queste pagine i sentimenti e le emozioni, molto simili alle emozioni che io stesso ho provato. Il contesto della montagna ha sicuramente favorito lo sviluppo e l’emergere del primo tema: la bella e fedele amicizia dei due protagonisti Pietro e Bruno che parte da quando erano bambini fino all’età adulta. Una classica amicizia tra due maschi, dove a prevalere sono i silenzi e i non detto, alle intese con uno sguardo e un rimandare le decisioni prese a cuore, ma mai esplicitate e forse solo sottointese. Le figure femminili ci sono, ma fanno da contorno, significativo ma laterale. Poi il tema della maestosità della natura alpina che mi riesce impossibile esprimere quanto molto efficacemente ha fatto l’autore; da qui nascono collaterali alcune riflessioni sullo sfruttamento ed incontrollato sviluppo turistico di tali zone con la costruzione di impianti di risalita per i sciatori, sulla conservazione dei mestieri e delle tradizione degli alpeggi e paesi alpini, sul nostro stile di vita qui in città e quello in alta montagna generando in noi metamorfosi nostalgiche ai bei tempi che furono. Anche il tema della relazione: “Padri e Figli” è interessante e pone degli interessanti interrogativi: “Noi siamo chi abbiamo incontrato”, a cominciare dai nostri genitori. Come vedete un libro molto bello ed interessante che giustamente ha vinto il “Premio Strega 2017” e che ha prodotto l’omonimo adattamento cinematografico che a sua volta ha vinto il premio della giuria al recente 75º Festival di Cannes.
Per le antiche scale - Mario Tobino
“Per le Antiche Scale” di Tobino Mario.
Dopo aver letto questa raccolta di racconti, poche sono le parole, i pensieri e le riflessioni. Prevale in me un sentimento di silenzio, di raccoglimento e di rispetto. Siamo collocati nel mondo sconosciuto e alieno della malattia mentale dalla quale tutti cerchiamo di fuggire, di scartare quasi fosse un luogo di persone intoccabili. Figli di un dio minore? No! Sono persone! Sono persone! Sono persone! Il protagonista “dottor Anselmo” non li ha solo curati, accuditi, protetti, ma li ha semplicemente amati perché ha compreso che comunque qualche piccolo pertugio di comunicabilità lo si trovava sempre e come dice un proverbio: “si fa con quello che si ha!” Magari ti accorgi che è molto di più di quello che hanno le persone “normali”. Ottima e scorrevole la prosa dell’autore e il linguaggio usato, forse sono un po’ troppo venti racconti in circa duecento pagine, ma forse è quello, il solo poco, il residuale che ne può uscire da queste situazioni al confine esistenziale. Penso che sia indirettamente una dimostrazione della esiguità relazionale, ma bisogna accontentarsi, “si fa con quello che si ha”. Una preghiera, un pensiero, una vicinanza e una canzone di Simone Cristicchi per le persone coinvolte e alle loro famiglie. https://youtu.be/x8RiA5ZRKMs
La treccia - Laetitia Colombani
“La Treccia” di Colombani Leatitia.
Come per “Il Palazzo delle Donne”, questa autrice ama raccontare le vicende umane quando si connettono, si intrecciano, come fosse un passaggio di testimone di compenetrazione esistenziale, che rende esplicito ed implicito una sorta di eucarestia, di ringraziamento e preghiera alle persone coinvolte per il loro impegno e sacrificio. Una costante che rende simili queste trame è che i protagonisti non si conoscono direttamente ma le loro esperienze di vita vissuta si accumuna in un filo vitale e coloratissimo che si intreccia; in questo romanzo la loro distanza è spaziale, cioè di notevole distanza geografica (India, Italia e Canada), mentre per l’altro romanzo una distanza temporale di due generazioni. L’altra costante è che questo intrecciarsi delle vicende vede sempre protagoniste donne, non donne qualsiasi, ma donne tenaci, combattive e forti anche se la loro storia proviene da grandi fatiche, brucianti sconfitte e cocenti delusioni. Conforta vedere con quale vigore queste donne sublimino l’impatto di predestinazione critica e negativa in nuove opportunità di bene, di vita e di rivincita, dando a loro stesse e al lettore una significativa lezione positiva, di impegno, di progettualità nel vivere la propria vita da protagoniste. Altro elemento che emerge è l’iniziale solitudine di queste donne, commuove osservare questo schiacciamento nell’angolo oscuro della vita, dove nessuno viene a visitarti e l’unica domanda che ti passa per la testa è: perché? Ma la risposta non c’è, a salvare queste donne in definitiva è l’incontro vero con l’Amore, l’amore per i propri figli, per il proprio Dio, per il proprio compagno, per il proprio padre, per la propria famiglia, per le proprie operaie, per se stesse (che non è egoismo) come prassi propedeutica all'incontro con l'altro e con l'oltre. L’unico modo per salvarci è uscire da se stessi, incontrare nelle sue varie forme l’Amore e che questo proviene da dimensioni spazio/temporali diversissime, ma capace di costruire e costituire una Umanità degna di essere vissuta. Vi propongo una bellissima canzone di Francesca Michielin: “L’Amore Esiste”https://youtu.be/E328Pxe0wiw
Il palazzo delle donne - Laetitia Colombani
Bravissima l’autrice a ricavare e costruire, da una remota storia veramente vissuta a partire dal 1925 a Parigi, un intreccio e trama per un racconto romanzato ai giorni nostri. Sì, se è vero che la sua opera prima recava il titolo: “Treccia” (già caso letterario), con questo romanzo possiamo tranquillamente affermare che questa “treccia” continua, le vicende umane continuano ad intersecarsi ed intrecciarsi. Molto di quello che ora l’interprete Solène dispone, fa, progetta e che alla fine la porterà a fare più di una scelta radicale, è dovuto, costruito e donato da coloro che l’hanno preceduta e cioè dai coniugi Peyron: Blanche (l’altra interprete) e Albin “Combattenti…è proprio il caso di dirlo, dell’Esercito della Salvezza”. Anche attraverso la loro solidissima relazione, espressione di una grande intesa fino all’estremo e, toccanti sono le parole pronunciate dal marito al capezzale di Blanche: “Ti tengo con me con la stessa forza con cui tu mi porti con te”. Molto agile e scorrevole la lettura anche per un linguaggio semplice, che esprime efficacemente le emozioni, i sentimenti e i drammi, tanto che il lettore ne resta sorpreso, meravigliato e talvolta commosso. Il romanzo si sviluppa nella stanza degli ultimi, dei dimenticati e degli scarti dell’umanità. Parliamo di quelle donne ferite che venivano letteralmente gettate ai margini della società parigina e non trovavano sostegno, ricovero e aiuto. In questo contesto molto difficile, le due interpreti saranno capaci di fare degli approcci e dare delle risposte diversissime tra loro, ma nello stesso tempo molto efficaci, da poterle tranquillamente definire delle autentiche “eroine”. Blanche molto tenace, convinta ed intraprendente, l’altra all’inizio molto fragile ma poi anche lei capace di ereditare le capacità di chi l’ha preceduta e, la scritta su un muro molto bene riassume la sua vicenda: “Siano benvenute le crepe, perché lasciano passare la luce”. A mio avviso Blanche, che insieme al marito ha dovuto costruire tutto da zero, ha avuto nella vicenda narrata un approccio di tipo “assistenziale”, cioè procurare i “mezzi” e le “opere” per combattere efficacemente e oserei dire, materialmente queste povertà. La sua tenacia mi viene spontaneo associarla alle così dette “Sette Misericordie Corporali” che molto bene vengono rappresentate dal polittico del Maestro di Alkmaar (1504) realizzato per la chiesa di San Lorenzo a Alkmaar nei Paesi Bassi che vi propongo. I pannelli di legno mostrano le opere in questo ordine: dar mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, seppellire i morti, alloggiare i pellegrini, visitare i malati, e visitare i carcerati. Mentre Solène ha un approccio di vicinanza e di compassione con queste povere tribolate, che possiamo definire di “Accompagnamento” e spontanea mi viene l’associazione alle opere delle “Sette Misericordie Spirituali” che di seguito vi propongo di ascoltare e meditare attraverso Radio Vaticana, Prendersi cura del cuore, Catechesi di don Fabio Rosini:
Consigliare i dubbiosi: https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2021/11/20/17/136319738_F136319738.mp3
Insegnare agli ignoranti: https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2021/11/20/17/136319751_F136319751.mp3
Ammonire i peccatori: https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2021/11/20/17/136319759_F136319759.mp3
Consolare gli afflitti: https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2021/11/20/17/136319766_F136319766.mp3
Perdonare le offese: https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2021/11/20/17/136319779_F136319779.mp3
Sopportare pazientemente le persone moleste: https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2021/11/20/17/136319838_F136319838.mp3
Pregare Dio per i vivi e per i morti: https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2021/11/20/17/136319846_F136319846.mp3
Come si può vedere sono due modalità diversissime di operare, di pari dignità ed efficacia e sarà bene che tra loro si intreccino, si mescolino e collaborino: “perché la nostra vita possa finalmente cominciare”.
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Werken_van_Barmhartigheid,_Meester_van_Alkmaar_(1504).jpg
R: Suite francese - Irène Némirovsky
Romanzo stupendo da leggere assolutamente, autentica sorpresa e autrice meravigliosa tutta da scoprire, condivido pienamente ciò che Pietro Citati brevemente osserva: «Quasi senza saperlo, per una specie di grazia infusa, Irène Némirovsky possedeva i doni del grande romanziere, come se Tolstoj, Dostoevskij, Balzac, Flaubert, Turgenev le fossero accanto e le guidassero la mano mentre lei scriveva sui suoi quaderni ... Quando abbiamo finito di leggere le due prime parti di Suite francese, resta in noi una strana sensazione di letizia. Non sappiamo se essa dipenda dalla gioia nascosta sotto le tragedie della vita; o dalla felicità fisica di raccontare senza fine. Il tono volentieri lirico; l'eco melodiosa della frase; la ricchezza delle sensazioni; la bellezza della natura; gli animali quasi umanizzati; la luce del sole al mezzogiorno o al tramonto; il chiarore onnipresente della luna si sciolgono e si perdono nella fluidità della vita».
Oggi, “Giorno della Memoria”, voglio riflettere su questo libro anche se non parla direttamente della persecuzione contro gli Ebrei perché: 1) L’autrice era ebrea e fu internata ad Auschwitz dove poi morì per febbre tifoide nel 1942 e non permise di terminare questo romanzo che prevedeva cinque parti come un poema sinfonico (Tempesta in Giugno, Dolce, Prigionia, Battaglie e Pace) fece in tempo a terminare solo le prime due. 2) Tempesta in Giugno parla del tracollo della Francia alle temperie dell’invasione nazista nel giugno del ’40, dove la popolazione parigina fu costretta a sfollare a sud del paese che poi diverrà zona “libera” della Repubblica di Vichy filonazista che promulgherà anch’essa le leggi razziali, dove l’autrice abitava e la costringerà a portare la stella di Davide cucita sugli indumenti, sarà così che poi verrà arrestata ed internata ad Auschwitz. In questa parte colpisce la metamorfosi delle persone di fronte al terrore dell’invasione, dove a prevalere è l’egoismo delle persone e gli istinti di sopravvivenza, pochi sono gli spazi della condivisione. Assomiglia a quello che è successo a livello mondiale con l’invasione del Covid, fatte le dovute proporzioni. 3) “Dolce” parla di una storia d’amore tra una donna francese ed un ufficiale tedesco della Wehrmacht, leggete questa piccola parte: «E allora? Tedesco o francese, amico o nemico, è prima di tutto un uomo, e io sono una donna. E con me è affettuoso, tenero, pieno di attenzioni... È un ragazzo di città, ben curato a differenza degli uomini di qui; ha una bella pelle, denti bianchi. Quando bacia ha l'alito fresco, non sa di alcol come i ragazzi di paese. A me basta. Non cerco altro. Ci complicano abbastanza la vita con le guerre...”. Morale, nonostante la guerra la vita ha il suo corso normale: si muore di malattia, si nasce, le margherite crescono sul prato, si può avere il mal di denti e….le persone si amano che poi è la vera e autentica vocazione dell’uomo e del creato come Dio ci ha donato. Da questo racconto verrà prodotto anche un omonimo film nel 2014 di Saul Dibb. 4) L’autrice è di origine ucraina (nata a Kiev) e un paragone a ciò che sta succedendo in Ucraina sorge spontaneo e il pensiero va alla popolazione costretta a sfollare (quante famiglie ospitiamo qui da noi? Zona libera.) E i nazisti quali Putin intende scacciare, da che parte veramente sono? Vi propongo alcune autentiche immagini riqualificate e colorate di quel tremendo periodo.