SAMUELE GUARNIERI

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Disegnavo pappagalli verdi alla fermata del metrò - N. Bortolotti

“Ci credi o no fra’, che il bambino che voleva disegnare e guidava l’autobus senza neanche stringere il volante, proprio adesso proprio qui impugna una matita nuova, comprata con i suoi primi cash?”

Ahmed vive a Milano, in un quartiere popolare, e come per molte famiglie della zona la sua vita, condivisa con i suoi fratelli Amina e Islam e i suoi genitori, non è facile. Suo padre e sua madre, per cercare di tirarli fuori da quella difficile realtà, cercano in tutti i modi di far studiare tutti e tre i figli, ma i due maschi, Ahmed e Islam, hanno due differenti sogni: il primo ha un talento cristallino nel disegno, mentre il secondo cerca di sfondare nel mondo della musica. Il giovane Ahmed vive quasi alla giornata, osservando quello intorno a lui e prendendo ispirazione, sperando in un segno propiziatorio che faccia conoscere al mondo la sua arte. Un giorno, grazie al fratello e alla sorella, si avvicina a un centro per giovani del quartiere nel quale bambini e adolescenti si ritrovano per studiare, giocare e passare del tempo insieme. Inizialmente scettico, il ragazzo con il passare dei giorni comincia ad apprezzare la stabilità che si profila all’orizzonte e, finalmente, superando problemi e aprendosi meglio nei confronti degli altri, il suo talento comincia a essere apprezzato da molti dando modo alle possibilità di emergere, e stavolta sono molto più reali di semplici disegni…

Bortolotti in questo libro, basato sulle memorie di Ahmed Malis stesso, riesce in modo semplice e, soprattutto, diretto, a raccontare senza filtri la dura vita, che spesso non consideriamo, dei quartieri popolari. In questi palazzi, in queste case, spesso si nascondono sogni, desideri che molti coltivano per svoltare la propria vita. Ahmed, ma anche Amina, aspirante scrittrice, e Islam, aspirante cantautore, sono l’emblema del talento che troppo spesso è limitato non solo da situazioni avverse, ma anche da persone che, come i loro genitori, non accettano nulla che non sia stato prima deciso da loro. I tre sono però anche l’immagine di tutti i sognatori che cercano in qualunque modo di raggiungere il traguardo in cui tanto sperano. In questo romanzo, ma anche nella vita, il sogno è purtroppo, e per fortuna, collegato al rischio. “Non farlo, ti rovinerai” oppure “rischi troppo, non hai speranze” sono frasi sentite e risentite, alla quali solo i più determinati sapranno andare contro. Per raggiungere i propri obiettivi, infatti, è necessario rischiare, perché non si sa mai, magari la mossa che tutti ti consigliano di non fare è quella che svolterà il percorso di molte persone.
Consiglio questo libro a chiunque, soprattutto ai giovani, affinché sia per loro un’ispirazione significativa e potente che li aiuti a dire “Ce la posso fare.”

Samuele Guarnieri, Liceo Maffei, Progetto PCTO Biblioteca Ragazzi, “Leggere on the Road”

R: Semplice la felicità - Jean-François Sénéchal

“È vero che diventare adulti è importante, è una cosa che succede una volta nella vita.”

Christopher, per tutti Chris, si sveglia contentissimo. È il suo diciottesimo compleanno ed è eccitatissimo. Nota però che sua madre non è in casa. Tutto è a posto, pulito, sistemato, il letto è stato fatto, ma la madre non c’è. Chris, con incredibile innocenza, pensa che la madre gli abbia preparato una sorpresa per il suo compleanno. Purtroppo la giornata pian piano continua e la madre non si fa vedere. Chris, quindi, comprende la dura verità: è stato abbandonato, lasciato in pasto al mondo degli adulti. La sfida per il giovane è immensa, perché lui è affetto da un ritardo cognitivo, del quale è consapevole. I giorni passano e Christopher deve trovare un’occupazione per pagare l’affitto. Per fortuna diventa portiere del suo palazzo, aiutando gli inquilini con lavoretti in giro per gli appartamenti. Con il tempo il ragazzo comincia a comprendere meglio il mondo che lo circonda, facendo conoscenze e scoprendo storie sulla sua famiglia e sulle persone intorno a lui, come la bella Jessica, l’incredibile Joe, lo strano Felix e la giovane Chloe, questi ultimi disabili come lui. Le esperienze si susseguono e sembrano sempre impossibili, ma la determinazione e la positività innocente e genuina di Chris lo aiuteranno ad affrontare una realtà che, se non stai attento, ti lascerà indietro e non tornerà a prenderti.

La storia che Jean-François Senechal ci presenta è molto semplice, anche grazie alla narrazione in prima persona. Il linguaggio e il modo di pensare rispecchia molto bene l’idea di come viva Chris e, proprio come il protagonista, la narrazione prosegue “alla giornata”. Non c’è infatti l’intento di far capire al lettore cosa succederà dopo, come se l’autore abbia affidato le chiavi della composizione proprio al suo “beato imbecille” (così si definisce Chris stesso), dando vita ad un romanzo assolutamente spontaneo, semplice e delizioso.
Un aspetto che mi ha colpito durante la lettura, poi, è sicuramente quello della responsabilità. I diciotto anni, come prima ho scritto, ti danno l’accesso allo strano mondo adulto. Nuovi problemi prendono il loro posto nella mente delle persone: il bisogno di stabilità nella vita, con un lavoro, con una famiglia, una casa e via dicendo. Christopher, ovviamente, parte svantaggiato a causa del suo ritardo cognitivo ma, come dice il detto “sbagliando si impara”, pian piano capirà come muoversi e stringere rapporti con persone importanti, aumentando la sua sicurezza e la sua voglia di fare. Ma, nonostante la sua crescita sia importante, ogni tanto egli si sofferma, e noi con lui, per pensare alla madre. Quella stessa madre che, a quanto pare, non ha voluto accettare le responsabilità arrivate con la disabilità di suo figlio. Ci chiediamo spesso come sia possibile che i figli siano abbandonati dai genitori, e le risposte che ci diamo si ricollegano quasi sempre alla troppa responsabilità che questi ultimi non sono in grado di prendersi. L’importante però, come ci spiega il protagonista in questa stupenda storia, è andare avanti, oltre le difficoltà, per essere migliori per gli altri e migliori di coloro che ci hanno lasciato indietro.

Samuele Guarnieri, Liceo Classico Maffei, Progetto PCTO Biblioteca Ragazzi, "Leggere on the road"

La lista - Siobhan Vivian

“Sotto questo aspetto, la lista è utilissima. È in grado di suddividere l’intera popolazione femminile in soli tre gruppi distinti.
Le più belle.
Le più brutte.
Tutte le altre.”

Nella scuola superiore americana di Mount Washington da anni va avanti una strana tradizione. Annualmente, infatti, è redatta una lista anonima, copiata ed appesa su muri e bacheche di tutta la scuola. Sulla lista ci sono otto nomi: le quattro ragazze più belle, distribuite per ogni anno scolastico, e le quattro ragazze più brutte. Queste otto “prescelte” si troveranno al centro di un nuovo universo, quello della popolarità. La loro condizione è però molto varia, passando da adulazioni a prese in giro da parte di compagni che non conoscono nulla, o quasi, della vita privata e dell’attraversamento di questa fase di improvvisa notorietà. Tutto questo quando, all’orizzonte, si profila l’affascinante ballo d’autunno. Le otto studentesse dovranno riuscire a convivere con questa nuova realtà che le circonda, benedicendo e maledicendo in contemporanea colui, o colei, che ha scritto la lista, mettendo così in subbuglio le proprie vite, affrontando il difficile fardello della bellezza e della bruttezza non solo esteriore, ma anche interiore.

Riguardo questo libro, bisogna riconoscere a Siobhan Vivian il grande merito di essere stata sempre precisa ed esaustiva sia con le numerose singole storie (sono otto mini-storie in una) sia con l’intreccio tra esse, che portano la narrazione a risultare molto originale e per niente scontata, come ci dimostra il finale. L’aspetto più interessante è senza ombra di dubbio quello dell’apparenza: come si legge nelle pagine, viene prepotentemente messa in luce la reazione dei compagni esclusi dalla lista, verso le più belle ma soprattutto quelle più “brutte”, passando, per esempio, da essere migliori amici a conoscenti vergognati di una ragazza in questione. Quello che forse, sia dai compagni sia da noi, non viene colto al meglio è ciò che affrontano le “prescelte”, indipendentemente dalla loro posizione sulla lista. Escluso una studentessa, tutte le ragazze sono giudicate solamente per il loro aspetto fisico. Gli altri, quindi, basano le loro considerazioni verso queste persone fidandosi quasi ciecamente di un foglio di carta. Quasi nessuno, infatti, è a conoscenza della sfera personale delle ragazze, piene di insicurezze e dubbi, specialmente dopo l’uscita della graduatoria. Problemi in casa, problemi di alimentazione, di abitudini e di igiene che solo pochi veramente comprendono al di fuori delle ragazze. La società attuale è tale e quale alle centinaia di studenti di quell’High School di Mount Washington: giudica senza pietà, spesso con malizia e agisce con una maschera addosso per ingraziarsi o togliersi di torno persone che, grazie all’aspetto fisico (sia maschi che femmine) sono state definite come modello di bellezza. Magari, come succede nel romanzo, senza neanche saperlo o volerlo. Siobhan, con “La lista”, vuole, a mio parere, indurre il lettore a riflettere sul suo comportamento nei confronti di quelli con cui condivide giorni e momenti insieme in posti come la scuola, la palestra, il bar, i centri di ritrovo per giovani, luoghi intrisi di stereotipi che, forse, non si possono eradicare, ma si possono combattere. Consiglio questo libro a ogni adolescente che abbia il tempo di leggerlo, perché apre la mente ad una riflessione che si può riassumere in una sola frase: “Non si giudica un libro dalla copertina”.

Samuele Guarnieri, Liceo Classico Maffei, Progetto PCTO Biblioteca Ragazzi, “Leggere on the road”

Solo se mi credi - Guido Quarzo, Anna Vivarelli

“Tutto questo potrò farlo… solo se mi credi”

Torino, 1905. Carlo, sedicenne, ha un sogno: diventare pasticciere. Per ora però ha iniziato a lavorare come fattorino per una nota pasticceria torinese, sperando di scalare presto le gerarchie. Carlo vive poi in un altro mondo, quello delle fantastiche storie di Emilio Salgari, scrittore che il giovane adora e di cui ha letto ormai tutti i libri. Un giorno, mentre si reca al lavoro, nota un senzatetto seduto al lato della strada. Per compassione gli allunga un pezzo di pane, ma riceve anche lui qualcosa a sua volta. Lo sconosciuto, infatti, gli allunga una poesia che contiene un significato anarchico. Pur perplesso, il ragazzo accetta lo strano dono e prosegue con la sua giornata. Purtroppo questo scambio di regali getterà Carlo in una storia misteriosa e contorta. Dopo qualche tempo il senzatetto, incontratolo apparentemente per caso, gli chiede di consegnare una lettera ancora più misteriosa della poesia. Passati alcuni giorni, però, il mendicante viene trovato morto in un canale e viene identificato come un pericoloso anarchico, implicato nell’omicidio del re Umberto I nel 1900. Carlo si troverà dunque a che fare con perfetti sconosciuti che con domande e richieste, che aggiungeranno mistero e un po’ di aria mistica, ai limiti dello spiritismo, ad una storia che, al contrario dei romanzi del tanto amato Salgari, si svolge nella vita reale.

La vicenda di Carlo è molto strana e contorta, o perlomeno così mi è sembrata. Tanti personaggi, descritti in scene frenetiche e contorte, si intrecciano in una narrazione che riesce a delinearsi in modo abbastanza chiaro solo leggendo il libro con attenzione. Seppur io abbia trovato qualche episodio un poco forzato e qualche personaggio non ben delineato, tuttavia, la trama, una volta compresa, è frizzante e coinvolgente, facendo venir voglia di andare a fondo in questo mistero che attanaglia una splendida Torino dei primi anni del ‘900. Un aspetto interessante è il dualismo che la storia mostra riguardo a due diverse realtà: quella vera, hic et nunc, qui e ora, e quella mistica-spiritica, tendente al soprannaturale, che aiuterà non poco nei risvolti della vicenda. Il sovrannaturale mi ha personalmente colpito, non per i suoi metodi, ma per il coinvolgimento che riceve nella storia. Donne vedove di marito si presentano spesso dalla medium di turno, cercando un contatto solo fittizio. Questo aiuta però (è un pensiero personale) a capire dove l’uomo e la sua pazzia, soprattutto se non istruito come in quegli anni, possano spingersi per conoscere una verità tranquillamente ricercabile nel mondo reale, come testimoniano poi il proseguimento della storia. Ultimo, ma non per importanza, argomento, è il sogno di Carlo. La sua aspirazione è coinvolgente e fa riflettere soprattutto sui sacrifici che al tempo si dovevano fare per raggiungere determinati obiettivi, guardando con occhio diverso la situazione attuale, dove ci lamenta per qualsiasi piccola noia.

Samuele Guarnieri, Liceo Maffei, Progetto PCTO Biblioteca Ragazzi, “Leggere on the road”

Naked - Kevin Brooks

“Fu allora che la mia vita iniziò, il mio amore fu sigillato, la mia anima si perse e si infranse, fu l’estate di molte cose –calore e violenza, amore e odio, sogni ed incubi, paradiso e inferno- e riguardando a quel periodo adesso, è difficile distinguere il bene dal male.”

Lilibeth, per tutti Lili, è una quindicenne inglese che vive nel pieno degli anni settanta, all’epoca della nascita e dell’esplosione del punk come genere musicale e come moda. La ragazza è attratta da Curtis Ray, adolescente sfrontato e affascinante più grande di lei. Dopo averlo conosciuto, Lili scopre che il ragazzo è il front man di una band punk chiamata Naked. Curtis la introduce nella band e la giovane si lascia trasportare da questa nuova onda di stravaganza, piena di sesso, di droga e di eccessi. Dopo un inizio tentennante, i Naked cominciano a progredire nel mondo musicale. Lili inizia però a faticare nello stare al passo con tutti questi avvenimenti che la stanno condizionando, preoccupandosi inoltre di Curtis, sempre più avvezzo all’uso di droghe e alcool. In suo aiuto arriva William, il nuovo enigmatico chitarrista della band, proveniente da Belfast. La sua calma e i modi tranquilli, oltre che a riuscire a tener testa allo sbandato Curtis, portano stabilità nel caotico mondo di Lili. Il passato del nuovo chitarrista, poi, affascina la giovane, che prova pian piano a scoprire i segreti di William, entrando in un mondo parallelo strano e complicato tanto quanto il mondo della sua musica…

Quello che affascina dello stile narrativo di Kevin Brooks è l’incredibile realismo che riesce a far trasparire dalle scene e dalla storia narrata. L’immedesimazione è un punto focale della lettura e Brooks, riuscendo in questo intento, mostra agli adolescenti moderni tutta la realtà, con il bene e con il male, che ha caratterizzato lo strano mondo negli anni ’70.
Dal mio punto di vista, inoltre, è importante notare come la protagonista sia profondamente plasmata dagli eventi e dalle persone che la attorniano, quasi come se si lasciasse andare al cambiamento, che però la induce a una riflessione profonda su cosa e su chi fidarsi, oltre che al dubbio ricorrente su cosa sia giusto o sbagliato. Altro aspetto importante è la passione sfrenata per qualcosa, in questo caso la musica: come si può intuire dal libro, Curtis in particolare è innamorato perso della musica, tanto da voler vivere solo di quello. Questa passione però lo porta ad abusare di diversi stupefacenti e allo spremere fino allo stremo chi gli sta intorno, cercando un limite utopico che spesso porta rischi non solo a lui, ma anche ad altri. In definitiva, i due aspetti si intrecciano: se la passione comincia a sormontare tutto, infatti, occorre una riflessione per capire cosa sia bene e cosa sia male, non solo per sé stessi ma anche per quelli che ci stanno accanto.

“Naked” è un tuffo nel passato molto interessante, che getta luce su un periodo intricato della storia che, oltre ad ampliare la cultura dei giovani d’oggi, dà ottimi spunti di riflessione su temi che, se guardati con attenzione, sono ancora oggi molti importanti e determinanti.

Samuele Guarnieri, Liceo Classico Scipione Maffei, Progetto PCTO Biblioteca Ragazzi “Leggere on the road”

Cibo, ragazze e tutto quello che non posso avere - Allen Zadoff

CIBO, RAGAZZE E TUTTO QUELLO CHE NON POSSO AVERE

“Voglio essere un sacco di cose che non sono”

Andrew Zansky ha un problema di sovrappeso evidente, ma non sembra preoccuparsene. Il quindicenne, infatti, vive tranquillo, mangiando, andando alle simulazioni ONU con il suo migliore amico, saltando addirittura l’ora di ginnastica a causa delle sue difficoltà motorie.
Ma, poco prima dell’inizio del secondo anno di liceo, Andy conosce una ragazza, April, e se ne innamora a prima vista. La consapevolezza di non poterla conquistare, però, lo riporta con i piedi per terra: lui, infatti, pesa 140 chili, non è popolare e, se ci provasse, non avrebbe una minima possibilità con la ragazza. Proprio per questo il giovane elabora un piano, imponendosi un cambiamento radicale: entrerà nella squadra di football, diventando popolare e riuscendo a conquistare la compagna. Il cambiamento fisico, però, sarà accompagnato da un cambiamento più profondo, interiore, che man mano metterà in testa ad Andrew pensieri e problemi che nessuno, se non lui, riuscirà risolvere.

Con questo libro Allen Zadoff riesce a tenere incollato alle pagine chiunque inizi a sfogliare il romanzo. Fin dalla prima pagina eventi su eventi si susseguono, rendendo la storia frenetica proprio come l’esistenza di molti adolescenti e giovani. Il lettore, man mano che la narrazione avanza, si affeziona sempre di più ad Andrew, sperando che per il protagonista riesca tutto bene e subito. Oltre alla storia in sé, “Cibo, ragazze e tutto quello che non posso avere” evidenzia tra le righe molti aspetti che, al giorno d’oggi, mettono in difficoltà i giovani studenti, soprattutto negli anni della scuola superiore. L’ansia da prestazione, il desiderio di avere un fisico perfetto, il voler essere popolare sono temi ricorrenti sia nella narrazione sia nella vita di tutti i giorni. Ognuno, infatti, ricerca la sua perfezione, sperando di essere notato e di dare una svolta ai propri anni da adolescente. Oltre al cambiamento fisico, quello che cambia profondamente Andrew e ogni adolescente è un mutamento di carattere interiore: facendo nuove esperienze, infatti, si comincia a vedere il mondo in modo diverso, mentre si inizia a progredire verso l’età adulta, che deve essere preparata al meglio anche attraverso a questo tipo di crescita personale. L’importante nella vita, in particolare in questi anni intensi, è, infatti, il viaggio dentro di noi, perché, per trovarsi bene con il mondo esterno, serve integrità dal punto di vista interiore.

Il libro è uno splendido esempio di lettura per adolescenti, così pieni di dubbi ed insicurezze, e leggerlo potrebbe aiutare a schiarirsi le idee sulla propria persona e su come porsi verso gli altri. Una storia semplice ma efficace, che a mio parere ognuno dovrebbe leggere con un occhio rivolto verso se stesso.

Samuele Guarnieri, classe 1D, Liceo Maffei, per “Leggere on the road”, Progetto PCTO Biblioteca ragazzi

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