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Torino : Einaudi, 2016
Abstract: Pietro è un ragazzino di città, solitario e un po' scontroso. La madre lavora in un consultorio di periferia, e farsi carico degli altri è il suo talento. Il padre è un chimico, un uomo ombroso e affascinante, che torna a casa ogni sera dal lavoro carico di rabbia. I genitori di Pietro sono uniti da una passione comune, fondativa: in montagna si sono conosciuti, innamorati, si sono addirittura sposati ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. La montagna li ha uniti da sempre, anche nella tragedia, e l'orizzonte lineare di Milano li riempie ora di rimpianto e nostalgia. Quando scoprono il paesino di Grana, ai piedi del Monte Rosa, sentono di aver trovato il posto giusto: Pietro trascorrerà tutte le estati in quel luogo "chiuso a monte da creste grigio ferro e a valle da una rupe che ne ostacola l'accesso" ma attraversato da un torrente che lo incanta dal primo momento. E li, ad aspettarlo, c'è Bruno, capelli biondo canapa e collo bruciato dal sole: ha la sua stessa età ma invece di essere in vacanza si occupa del pascolo delle vacche. Iniziano così estati di esplorazioni e scoperte, tra le case abbandonate, il mulino e i sentieri più aspri. Sono anche gli anni in cui Pietro inizia a camminare con suo padre, "la cosa più simile a un'educazione che abbia ricevuto da lui". Perché la montagna è un sapere, un vero e proprio modo di respirare, e sarà il suo lascito più vero: "Eccola li, la mia eredità: una parete di roccia, neve, un mucchio di sassi squadrati, un pino". Un'eredità che dopo tanti anni lo riavvicinerà a Bruno. Riduci
16 agosto 2017 alle 17:47
Premio Strega ben meritato! C'è tutto, l'amicizia e la solitudine, il rapporto tra padre e figlio, fra marito e moglie, fra figlio e madre, rapporto con la natura e con il lavoro. cosa manca ancora! Stile descrittivo semplice ma superbo.
20 febbraio 2023 alle 20:14
Un romanzo che mi ha veramente entusiasmato soprattutto per la grande capacità dell’autore di descrivere i vari contesti: dall’alta Valle di Ayas (Valle d’Aosta) dalla straripante bellezza dove si collocano la maggior parte degli eventi, alla caotica ed inquinata città di Milano. Molte le emozioni e i ricordi che mi sono affiorati alla mente, perché è una zona che conosco abbastanza bene e che da giovane ho avuto modo di esplorare assieme a dei cari amici. Una famiglia di veneti che agli inizi frequentavano assiduamente le Dolomiti, come molti di noi (qui ho rivisto la mia famiglia) e che poi per ragioni lavorative si sono trasferiti a Milano. Vari i temi che emergono da questa agile lettura essenzialmente dovuta anche alla capacità dell’autore di trasferire qualitativamente in queste pagine i sentimenti e le emozioni, molto simili alle emozioni che io stesso ho provato. Il contesto della montagna ha sicuramente favorito lo sviluppo e l’emergere del primo tema: la bella e fedele amicizia dei due protagonisti Pietro e Bruno che parte da quando erano bambini fino all’età adulta. Una classica amicizia tra due maschi, dove a prevalere sono i silenzi e i non detto, alle intese con uno sguardo e un rimandare le decisioni prese a cuore, ma mai esplicitate e forse solo sottointese. Le figure femminili ci sono, ma fanno da contorno, significativo ma laterale. Poi il tema della maestosità della natura alpina che mi riesce impossibile esprimere quanto molto efficacemente ha fatto l’autore; da qui nascono collaterali alcune riflessioni sullo sfruttamento ed incontrollato sviluppo turistico di tali zone con la costruzione di impianti di risalita per i sciatori, sulla conservazione dei mestieri e delle tradizione degli alpeggi e paesi alpini, sul nostro stile di vita qui in città e quello in alta montagna generando in noi metamorfosi nostalgiche ai bei tempi che furono. Anche il tema della relazione: “Padri e Figli” è interessante e pone degli interessanti interrogativi: “Noi siamo chi abbiamo incontrato”, a cominciare dai nostri genitori. Come vedete un libro molto bello ed interessante che giustamente ha vinto il “Premio Strega 2017” e che ha prodotto l’omonimo adattamento cinematografico che a sua volta ha vinto il premio della giuria al recente 75º Festival di Cannes.
7 luglio 2023 alle 23:01
La forza dell'amicizia, l'amore per la montagna, la bellezza dei colori e delle emozioni che nascono dalla cose più semplici. Il dolore ed i rimpianti per rapporti mai risolti, la continua ricerca di un perché, di una soluzione che appaghi l'anima e dia pace al pensiero. Una moltitudine di pensieri che porta al di sopra delle vette, dove la sofferenza e lo sforzo appaiono come elementi capaci di curare le ferite più profonde. Appagante e solitario.
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