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La nascita della tradizione del film di Natale

Il Natale, la sua festa e i riti conviviali sono ormai una parte importante e largamente rappresentata nella cinematografia a tutto tondo.

Ma come è nato questo fenomeno? Quali sono i ruoli che sono stati attribuiti a questa specifica festività dal cinema?

Il consolidarsi di questo binomio - cinema/Natale -  è avvenuto nel tempo, a partire da ragioni produttive per arrivare alla modalità di fruizione delle pellicole stesse. Infatti, se l'estate evoca svaghi e passatempi tra i quali il cinema non è comunemente rappresentato, il periodo invernale è quello in cui le produzioni vengono incentivate, perché in questa stagione si rivolge al grande o piccolo schermo anche chi nel resto dell'anno è uno spettatore discontinuo.

Partendo dal fatto che Natale è una festa religiosa, colpisce come la natività non sia stata l'elemento centrale per portarne avanti la narrazione, come è successo invece per la pittura, ma anzi quando è rappresentata pare avere una collocazione appartata rispetto ad altri aspetti della vita di Cristo che sono stati largamente esplorati, come ad esempio le predicazioni, la passione e la morte.

 

[Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d'Assisi di Caravaggio, il quadro rubato nel film Una storia senza nome di Roberto Andò]

 

Andando oltre le esperienze del cinema cristologico, un altro momento importante e profondo spartiacque in questo tipo di narrazione è l'utilizzo del Natale come punto di svolta dei nodi di trama: in questi casi il 25 dicembre è presente sì come ricorrenza ma anche con tutto il portato simbolico di un rituale personale e collettivo. Da questo filone prospereranno e godranno di ottima fortuna il soprannaturale sacro e la meno sacra ma celeberrima figura di Babbo Natale, ormai quasi impossibile da scindere con l'idea stessa della festa.

Le origini che si confondono nel mito e la prossimità con l'elemento magico collocano Babbo Natale in un universo narrativo a metà tra racconto popolare e storia fantasy, soprattutto in virtù del corollario di personaggi fantastici che lo attorniano: elfi, folletti e talvolta fantasmi. Questi in particolare richiamano direttamente il celebre racconto dickensiano, oggetto anch'esso di diverse trasposizioni cinematografiche.

Nell'evoluzione degli elementi magici abbiamo visto aggiungersi a quella che è diventata la loro tradizionale rappresentazione anche elementi più ambigui, che palesano misteri e ambivalenze non espliciti se non proprio mancanti nella rappresentazione dei primi: è difficile trovare qualcuno che non riesca a evocare l'immagine dei Gremlins o del Grinch

Grazie a questo presupposto - l'accettazione del magico come declinazione del miracolo di Natale - abbiamo visto oggetti inanimati riuscire a risolvere le situazioni più intricate (Una promessa è una promessa, 1996), ma anche improbabili ragazzini fronteggiare con disinvoltura involontari abbandoni e loschi figuri che ne minacciano l'incolumità (Mamma ho perso l'aereo, 1990). Anche la figura del ladro ha avuto il suo momento di riscatto in questo filone cinematografico: in assenza di altri elementi a fare le veci del buon fantasma del Natale passato [1] ci pensano improbabili furfanti (Bufera in paradiso, 1994).

Se da un lato si percepisce come tradizionale la rappresentazione di grandi feste e celebrazioni, dall'altro ci sono film in cui la ricorrenza figura come semplice dato temporale o viene simbolicamente escluso dalla vicenda, proiettando su tutto una luce decisamente inconsueta. Il contesto natalizio immaginato da Kubrick in Eyes wide shut condivide lo sfarzo con la rappresentazione tradizionale ma non di certo l'anima e l'intenzione, come anche la marcata ironia e il contesto famigliare raccontato in Il diario di Bridget Jones danno al film una connotazione che potremmo definire atipica.

Per quanta strada abbia fatto questo topos narrativo, il suo arco non è ancora terminato: se negli ultimi decenni un grande successo di pubblico l'hanno avuto i cinepanettoni, chissà quante volte ancora la commedia e il dramma si rinnoveranno, trovando nuove forme, dando vita a nuove storie.

 

[1] Il riferimento è sempre a Canto di Natale di Charles Dickens. 

 

  Per approfondire: Cinema a Natale: da Renoir a Vanzina di Giorgio Simonelli.

 

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