Trovati 97 documenti.
Cara mamma, ho ricevuto le tue lettere, che m’hanno fatto molto piacere […] In questi giorni, ho riletto Guerra e pace, e chissà perché pensavo spesso a te, voltando pagina. Certo, qualcosa di te circola nelle scene famigliari di quel gran libro. Eppoi il modo che ha Tolstoj di mettere in ridicolo quel suo tetro Napoleone è un po’ il tuo, popolare ed entusiasta, quello che dà tanto sui nervi al papà, che mira invece all’obbiettività storica.
Da Giorgio Bassani, Lettere dal carcere (maggio-luglio 1943), in Bassani. Racconti, diari, cronache (1935-1956), a cura di Piero Pieri, Feltrinelli, Milano 2014, p. 269.
Periodo storico contraddittorio, fatto di miseria e di sfarzo, di affetto popolare per la figura dello zar e di attentati anarchici, di esaltazione della tradizione russa contadina e di tentativi riformistici filo-europei, l’Ottocento russo ha generato alcune delle più grandi opere letterarie di tutti i tempi. Si spazia dalle località termali europee alle bettole sperdute nella steppa, dai balli dell’alta società ai campi di battaglia, dalla grande saga famigliare all’escavazione del sottosuolo psichico, passando per la precisa e spietata lucidità dei racconti.
Questa bibliografia di ebook raccoglie un centinaio di opere dei maggiori scrittori dell’epoca.
![]() |
Aleksandr Sergeevič Puškin (Mosca 1799 - Pietroburgo 1837)
|
|
![]() |
Nikolaj Vasil´evič Gogol’ (Soročincy, Poltava, 1809 - Mosca 1852) |
|
![]() |
Ivan Aleksandrovič Gončarov (Simbirsk 1812 - San Pietroburgo 1891) |
|
![]() |
Ivan Sergeevič Turgenev (Orël 1818 - Bougival, Parigi, 1883) |
|
![]() |
Fëdor Michajlovič Dostoevskij (Mosca 1821 - Pietroburgo 1881) |
|
![]() |
Lev Nikolaevič Tolstoj (Jasnaja Poljana 1828 - Astapovo, od. Lev Tolstoj, Lipeck, 1910) |
|
![]() |
Anton Pavlovič Čechov (Taganrog 1860 - Badenweiler 1904) |
Per un approfondimento, vi suggeriamo una piccola bibliografia di saggi critici sulla letteratura russa disponibili in biblioteca.
Vittorio Strada, Le veglie della ragione: miti e figure della letteratura russa da Dostoevskij a Pasternak, Torino: Einaudi, 1986. Collocazione: COLLEGIO 891.709 STRA VEG
Vladimir Nabokov, Lezioni di letteratura russa, a cura di Fredson Bowers, Milano: Garzanti, 1994. Collocazione: San Michele 891.709 NAB LEZ
Rosanna Casari, Silvia Burini, L’altra Mosca: arte e letteratura nella cultura russa tra Ottocento e Novecento, Bergamo: Moretti & Vitali, c2000. Collocazione: 215.g.036
Russian literature in the age of realism, edited by Alyssa Dinega Gillespie, Detroit: Gale, 2003. Collocazione: COLLEGIO 803 DIC 277 (solo consultazione)
George Steiner, Tolstoj o Dostoevskij, Milano: Garzanti, 2005. Collocazione: 174.e.023
Orlando Figes, La danza di Nataša: storia della cultura russa, XVIII-XX secolo, Torino: Einaudi, 2008. Collocazione: COLLEGIO 947 FIG
Trovati 97 documenti.
I posseduti. Storie di grandi romanzieri russi e dei loro lettori
Einaudi, 30/04/2012
Abstract: *** Leggendo I posseduti il lettore imparerà alcune cose: 1) Sopravvivere alle attenzioni di un dottorando di filosofia neokantiana a Samarcanda. 2) Dimostrare, a un convegno di tolstojani, che Tolstoj è stato assassinato. 3) Scoprire affinità e divergenze tra il proprio fidanzato e un Demone di Dostoevskij. I posseduti non è solo un libro sulla lettura: è prima di tutto una storia d'amore, il racconto della passione che si scatena quando ogni lettore, ogni lettrice incontra Anna Karenina, Oblomov, Evgenij Onegin. Perché in fondo "l'essenza dell'amore non è forse la sua capacità di indurre le persone a voler imparare sempre di piú, a immergersi, a diventare posseduti?" *** I posseduti, come il romanzo e come la critica letteraria (generi a cui allo stesso tempo appartiene e che trascende), è il racconto di una storia d'amore. Come il protagonista della Montagna magica di Thomas Mann, che arriva in un sanatorio svizzero per una visita di tre settimane al cugino e vi rimane per sette anni a causa, si può dire, dell'amore, cosí Elif Batuman a tutto pensava tranne che a dedicarsi alla vita accademica: eppure resterà a Stanford sette anni per un dottorato sulla forma del romanzo russo. In parte romanzo di formazione, in parte diario di viaggio, in parte una sottile riflessione teorica sulla natura delle storie, I posseduti è lo spassoso dipanarsi delle avventure (soprattutto nei libri e nelle vite dei loro autori) e delle disavventure (soprattutto in sperduti villaggi uzbeki o in balía di improbabili studiosi ubriachi) della Batuman - e con lei del lettore - nelle meraviglie della letteratura russa. *** "Se Susan Sontag si fosse accoppiata con Buster Keaton, la loro prodigiosa figlia avrebbe scritto un libro come questo". "L. A. Times"
Breve storia della Russia. Dalle origini a Putin
Einaudi, 23/04/2013
Abstract: Breve storia della Russia ricostruisce non solo la storia politica ma anche gli sviluppi nel campo della letteratura, dell'arte e della scienza della Russia; ritrae cosí protagonisti di grandezza assoluta - Tolstoj, Cechov e Mendeleev, per esempio - nei loro contesti storici e istituzionali. Benché la Rivoluzione del 1917, il successivo sistema sovietico e la guerra fredda siano stati momenti cruciali della storia russa e mondiale, merito specifico dell'autore è di presentare anche le epoche precedenti in tutta la loro complessità e ricchezza storica e culturale.
Amore da pesci e altri racconti
Elliot, 25/05/2019
Abstract: Attento osservatore degli umili e degli esseri più semplici e puri, Anton Cechov fu uno dei maestri insuperati dell'Ottocento. In questa raccolta incontriamo pesci innamorati e cacciatori sperduti nelle tundre, una lupa non più giovane e bambini fumatori di sigarette, dubbiosi procuratori imperiali e molti altri ritratti. Racconti mirabili in cui si ritrovano le migliori doti di Cechov ‒la finezza descrittiva e la delicatezza delle figure, la velocità dei dialoghi e il sottile umorismo ‒, che rendono i suoi lavori una pietra miliare nell'arte della narrazione breve.
Einaudi, 10/03/2015
Abstract: "I monologhi di Anja, di Sonja, di Masha, di Oľga, di Irina, nei quali il futuro luccica coi suoi colori come nelle sfere di cristallo delle veggenti somigliano ai finali di certi film di Chaplin, dove l'eroe si allontana svanendo in una lunghissima strada In realtà la durevole attesa dei personaggi cechoviani si risolve in una torpida assenza, che per noi non è troppo diversa da quella dei due clown che aspettano il misterioso Godot". Angelo Maria Ripellino
Garzanti Classici, 24/05/2012
Abstract: Čechov oggi: una modernità che mozza il fiato. A più di cent'anni dalla morte è vivo, vivissimo, gode di ottima salute. I suoi racconti ci coinvolgono, ci fanno pensare e reagire come fossero scritti soltanto ieri, anche se sono cambiati abiti, ambienti, consuetudini. La raccolta comprende, tra gli altri, i racconti: La steppa, Una storia noiosa, Il duello, La corsia n.6, Il monaco nero, La casa col mezzanino, La mia vita, Contadini, L'uomo nell'astuccio, La signora col cagnolino, Nella bassura.
Feltrinelli Editore, 16/09/2017
Abstract: Anton Pavlovič Čechov (1860-1904) è considerato meritatamente uno dei massimi autori di racconti di tutti i tempi, e non solo uno dei più letti e popolari scrittori e drammaturghi dell'Ottocento russo. Nella misura delle novelle ha saputo coniugare la capacità di osservazione scientifica della realtà con una grande sensibilità per le psicologie umane, e con essenziali tratti ha mirabilmente descritto normali esistenze di gente comune che stanno a rappresentare l'universale condizione umana. La presente selezione raccoglie alcuni dei racconti più belli, quelli della maturità dello scrittore, che morì giovane, all'età di appena quarantaquattro anni, di tubercolosi. In questi racconti degli ultimi anni si sente la struggente meditazione sul trascorrere della vita, inframmezzata qua e là da bagliori di speranza nel futuro. Di questi, Il monaco nero (1894) è un racconto splendido e tra i più noti di Čechov, dove realismo naturalista e malinconico lirismo si fondono per narrare del conflitto insanabile tra follia del genio e infelicità della vita normale, tra eccitazione mentale dell'anima e debolezza del corpo mortale; La mia vita (1896), che risente dell'influenza dell'analisi psicologica di Dostoevskij e del messianesimo sociale di Tolstoj, racconta invece del sogno sfumato di una vita generosamente consacrata alla felicità delle classi contadine che restano distanti dal loro benefattore e chiuse nella loro ignoranza. E poi ci sono ancora: Tre anni (1895), sul fallimento di un matrimonio e le responsabilità di un'esistenza adulta; Dell'amore (1898), sul rimpianto di un amore inconfessato e svelato solo troppo tardi; La signora col cagnolino (1899), su una relazione fra due amanti ripresa in un contesto diverso; La fidanzata (1903), sulla prospettiva di una vita nuova e misteriosa, lontano dalla famiglia borghese, di una giovane donna.
Sellerio Editore, 04/12/2012
Abstract: "La mattina del 6 ottobre 1885 si presentò nell'ufficio del commissario di polizia rurale della seconda sezione del distretto di S. un giovanotto decorosamente vestito e dichiarò che il suo padrone, la cornetta della guardia a riposo Mark Ivanovic' Kliausov era stato ucciso". Unico indizio un fiammifero svedese, oggetto moderno e abbastanza ricercato nella Russia ottocentesca da spostare gli investigatori verso una pista borghese, con una esilarante sorpresa finale.
BUR, 11/07/2013
Abstract: La commedia mancata, l'immagine dolente della precarietà e meschinità dell'uomo, il frutto estremo della penna triste di un genio che credeva di vestire di comicità le sue opere. Il poeta russo che ha donato individualità ai personaggi del teatro tradizionale, che ha immaginato una realtà fatta di infinite, latenti possibilità di vita, che ha trasmesso a ogni lettore negli ultimi cento anni il gusto meraviglioso del quotidiano.
Einaudi, 06/10/2015
Abstract: "Il giardino dei ciliegi", l'ultima e, secondo un parere largamente concorde della critica, la più lirica delle opere teatrali di Cechov, nacque con dolorosa lentezza tra il 1902 e il 1903 per la maggior parte a Jalta, dove Anton Pavlovic, minato dalla tubercolosi, si era stabilito già dall'autunno del '99. La vicenda di Ljubov' Andreevna Ranevskaja e della sua famiglia rispecchia la crisi di una società, la decadenza di una classe, l'affermazione di un'altra, quindi una trasformazione di mentalità e il delinearsi di un nuovo sistema di valori, mentre ripropone i temi, cari al drammaturgo russo, dell'idealismo, della frustrazione, del sacrificio in funzione di un benessere avvenire, e ancora "la sofferenza del mutamento", qualcosa che fatalmente accomuna tutti, giacché al fondo di ogni trasformazione si affaccia per ognuno di noi, inevitabile, l'interrogativo sul senso ultimo delle cose.
Faligi Editore, 19/01/2012
Abstract: "Ionyč di Cechov. Traduzione di Inzaghi Arjang.Dmitrij Ionyč Startsev, appena nominato medico del governatorato, viene trasferito in un nuovo distretto e fa conoscenza con la famiglia modello della città, i Turkin. Il padre Ivàn Petrovič ha un singolare modo di esprimersi e ama intrattenere ospiti con le sue barzellette, la moglie Vera Iosifovna scrive romanzi e la figlia suona il pianoforte. Da giovane medico speranzoso e intraprendente, Ionyč viene subito colpito dalla particolarità di questa famiglia e dalla loro giovane figlia, Ekaterina. Lei si prenderà gioco del suo amore, dandogli un appuntamento al cimitero, al quale non si presenterà, e rifiutando di sposarlo dopo che lui, molto più grande di lei, si era reso ridicolo dichiarandosi durante una serata danzante. La partenza di Ekaterina per Mosca attenua le sofferenze di Ionyč, il quale si concentra nel lavoro, diventa sempre più ingordo di denaro e inizia a rubare. Il ritorno di Ekaterina dopo quattro anni e la sua dichiarazione di benevolenza nei confronti di Ionyč, non intaccano il disgusto che lui ormai prova per la città e i suoi abitanti."
Adelphi, 22/06/2017
Abstract: "Per quanto si riferisce a me, non provo appagamento alcuno per il mio lavoro, perché lo trovo meschino" scriveva Čechov all'amico Suvorin nel 1888. "Se è ancor troppo presto per lamentarmi, non lo è mai abbastanza per domandarmi: mi occupo di una cosa seria o di sciocchezze?". Il viaggio che, armato solo del passaporto e di una tessera di corrispondente di "Novoe vremja", intraprenderà due anni più tardi per studiare la vita dei deportati nella colonia penale di Sachalin è la drastica risposta a questo interrogativo. Sbarcato ai confini del mondo, in un luogo dove Puškin e Gogol' sono incomprensibili e inutili e "l'anima è invasa da quel sentimento che, forse, ha già provato Odisseo mentre navigava per mari sconosciuti", Čechov riuscirà – malgrado il boicottaggio delle autorità e un clima che "predispone ai pensieri più foschi" – a penetrare nell'inferno della katorga e a denunciare, con una precisione e un'obiettività dietro le quali fremono pietà e indignazione, il fallimento di un sistema dominato da ingiustizia e corruzione, e colpevole di infliggere "il grado infimo di umiliazione sotto il quale un uomo non può scendere". Ma riuscirà anche a fissare nitidissime visioni di sconvolgente bellezza: le contadine che nella valle dell'Arkaj, per ripararsi dalla pioggia, si legano intorno al capo gigantesche foglie di bardana e "sembrano scarabei verdi"; le lunghe strisce di sabbia che separano il Golfo di Nyj dal mare tetro e malvagio; i giljaki, dai larghi sorrisi beati che possono lasciare posto a un'aria "dolorosamente pensierosa, un po' come le vedove"; le donne ainu dalle labbra tinte di blu, chine sui pentoloni come streghe a rimestare la zuppa di pesce.
Faligi Editore, 28/09/2011
Abstract: L'uomo nell'astuccio di Cecov. Traduzione di Inzaghi Arjang. Dopo una battuta di caccia il medico veterinario Ivàn Ivanyč e l'insegnante Burkin si ritrovano a passare la notte in un fienile e a raccontarsi storie. Una di queste ha per protagonista il collega di Burkin, Belikov, insegnante di greco antico da poco morto nella loro città. Belikov era famoso per andare sempre in giro, anche nella bella stagione con galosce, ombrello e un paltò che lo chiudeva fino alle orecchie, come un astuccio. Il personaggio di Belikov, dice Burkin, con i suoi divieti e le sue regole inattaccabili, riusciva ad assoggettare non solo il ginnasio in cui lavorava, ma tutta la città. Un giorno a scuola si presenta un nuovo insegnante di nome Kovalenko. Lui e sua sorella Varenka, per cui Belikov sembra perder la testa, sono ucraini e si comportano in modo vivace e inusuale. Varenka si dimostra benevola e interessata a Belikov e la città intera pensa che potrebbe essere un buon partito per lui, che pian piano si convince dell'idea. Durante una gita scolastica, Belikov rimane scioccato dal fatto che i due fratelli vadano in bicicletta, cosa del tutto inaccettabile per un tipo come lui. Questo lo sconforta a tal punto da far visita ai Kovalenko e fargli presente la sua disapprovazione nei loro confronti. È l'inizio dell'epilogo dei rapporti tra l'uomo nell'astuccio e la sua amata.
Adelphi, 10/04/2013
Abstract: Tommaso Landolfi si specchia in Čechov: due magistrali assolo nei registri dell'umorismo e della commozione.
Edizioni e/o, 01/03/1994
Abstract: Un lieve mistero aleggia in queste pagine di Čechov. È il mistero di sentimenti improvvisi contraddittori incontrollabili. Non si sa come e quando nascano: forse da quel mare di noia che spesso circonda minaccioso i suoi personaggi o forse solo dall'ironia dell'autore o forse ancora dai cuori irrequieti e imprevedibili che popolano quest'affascinante Russia pre-rivoluzionaria con i suoi salotti di provincia le sue feste le sue convenzioni i suoi personaggi le sue carrozze i suoi cavalli i suoi inverni e le sue dolci primavere. Nessuno come Čechov è stato capace di raccontare un mondo con tanti dettagli con tale verità di atmosfere. Ma questo mondo così concreto sembra poter svanire in ogni istante trascinandosi dietro la felicità dei suoi personaggi e le loro certezze.
Lingua lunga. Ediz. illustrata
Gangemi Editore, 1/16/2013
Abstract: Una delle novelle di Anton Cechov, pietra miliare della drammaturgia di tutti i tempi. Il testo integrale è accompagnato e reinterpretato dalle illustrazioni di Franco Staino.
Né per fama, né per denaro. Consigli di scrittura e di vita
minimum fax, 29/10/2015
Abstract: Questo libro è un autorevole e appassionante concentrato di consigli di scrittura. Le sue pagine, tratte dagli epistolari di Anton Čechov, dai suoi diari di viaggio, dai suoi reportage e dalle sue inchieste, sono divise in due sezioni. La prima è un prontuario per il novello scrittore: dai suggerimenti pratici sulla gestione dei personaggi al ruolo dell'intellettuale nella società, dai trucchi per comporre un periodo al rapporto dell'autore con la verità; la seconda è un vero e proprio corso, teorico e pratico, su come fare un reportage: dai preparativi alla scrittura finale, passando per la fondamentale fase della ricerca.Una lettura preziosa per gli aspiranti scrittori ma anche per chiunque voglia scoprire i segreti di un mostro sacro della letteratura mondiale.
Quodlibet Note azzurre, 13/10/2014
Abstract: In questo libro ci sono tre storie, raccontate nell'introduzione da Giovanni Maccari. La prima storia, scritta dal grande narratore russo Anton Čechov nel 1887, è quella del medico condotto Kirilov che ha appena perduto il figlio di sei anni e viene costretto dal fatuo Abogin ad uscire di casa per soccorrere la moglie, la quale per parte sua ha però inscenato un malore per fuggire con l'amante. La seconda storia ha per protagonista il traduttore italiano della prima, Leone Ginzburg, ebreo e oppositore del fascismo che su questo racconto lavorò dal confino poco prima di morire, nel 1944, per consegnarne la versione snella e asciutta che qui si ripropone ad un altro grande scrittore, Tommaso Landolfi, il quale la incluse nella sua antologia di "Narratori russi" che uscirà nel 1948. Nella terza storia si parla invece di uno sventurato traduttore di Cechov, capitato negli anni Trenta sotto la penna di Leone Ginzburg, implacabile recensore e dotto slavista che ne smonta le scelte in nome di "quella res nullius che è ancora la letteratura russa", praticata troppo spesso "da onestissime maestre di grammatica o da signore col fascino slavo", ribadendo la propria valutazione dello stile di Cechov e del modo più esatto di tradurlo: uno "stile familiare" ma "ricco d'allusioni, di frasi pregnanti, d'anacoluti", quello del grande scrittore russo, che chiede al traduttore, tra le altre cose, "un senso schietto e vivace della lingua parlata (quella di Čechov è tutta lingua parlata)".
BUR, 31/05/2011
Abstract: Voi mi rimproverate l'obiettività, chiamandola indifferenza verso il bene e il male, mancanza di ideali. Vorreste che quando dipingo i ladri di cavalli dicessi: è male rubare i cavalli! Ma questo è affare dei giudici, il mio lavoro consiste nello spiegare che cosa essi sono Maestro del racconto breve, amato e imitato da moltissima letteratura del Novecento, Èechov ha affascinato generazioni di lettori e scrittori per la concretezza della narrazione, ma anche per il senso tragico di cui sono intrise le sue storie più minute e per quella sorta di ovattata drammaticità in cui affondano le vite dei personaggi. Un solo gesto banale o un episodio senza importanza sono talvolta sufficienti a svelare un uomo nella sua nudità, a costringerlo a uno sguardo diverso sulle cose del mondo e su se stesso. Nei suoi racconti è presente un'amplissima gamma di sfumature e tonalità narrative: dalla grottesca comicità delle prime raccolte giovanili alla feroce e malinconica descrizione di una borghesia russa sull'orlo del baratro. Il curatore, tra i massimi slavisti italiani, ci restituisce la scrittura del grande maestro russo in tutta la sua complessità.
Edizioni e/o, 01/01/1991
Abstract: Da questi racconti si potrebbe quasi trarre un prontuario di situazioni procedimenti tecniche del comico: l'equivoco il calembour lo scandalo la parodia la gag clownesca la caricatura ecc. ecc. Muovendo dall'aneddoto Čechov lo costella di altrettante situazioni dinamizza il racconto breve e lo sospinge a volte fino alla soglia del grottesco. L'attenzione sempre fissa sull'"infinitesimale sulle lesioni microscopiche dell'anima" creando personaggi tutti fatti della "stoffa comune dell'umanità" egli in fondo racconta un'intera società con i suoi tic le gerarchie le vanità le menzogne le frustrazioni il ridicolo.
Garzanti Classici, 07/03/2013
Abstract: Autore che sfugge alle etichette, ferocemente introverso, acuto osservatore del decadimento morale e intellettuale della società russa, Čechov anticipa caratteri e temi del moderno teatro novecentesco. L'attitudine rassegnata e dolente di fronte a un ineluttabile sempre sottinteso, l'attenzione talvolta morbosa per il dettaglio psicologico aberrante e rivelatore, la capillare ricostruzione di atmosfere più che di vicende, sono alcuni degli elementi caratteristici del suo teatro, modellato sul tragico quotidiano, su un opprimente sentimento della "mancanza", su quelle minute pene dell'esistenza umana che celano l'incapacità di trovare una ragione di vita. La raccolta comprende i drammi: Ivanov, Il gabbiano, Zio Vanja, Tre sorelle, Il giardino dei ciliegi; e gli atti unici: Sulla strada maestra, Il canto del cigno, Sul danno del tabacco, L'orso, La proposta di matrimonio, Tat'jana Repina, Tragico suo malgrado, Le nozze, La notte prima del processo, L'anniversario.