Il 21 gennaio 1921, al termine del Congresso socialista che si teneva a Livorno, da una scissione operata da Amadeo Bordiga e dal gruppo di Ordine Nuovo, guidato da Antonio Gramsci, nasceva il Partito Comunista d’Italia.
A distanza di cento anni è possibile tracciare le linee della storia di un partito che ha avuto un grande influsso sulle vicende politiche e culturali italiane, attraverso le voci dei protagonisti e grazie a grandi opere di ricostruzione storica. Un interesse a parte rivestono i testi che partendo dall’attualità, il cui assetto è determinato dallo scioglimento del Partito Comunista Italiano, avvenuto il 3 febbraio 1991, e dalla contestuale nascita del Partito Democratico della Sinistra, ricostruiscono le vicende interne, l’operato e gli apporti alla vita politica e democratica dell’Italia di un partito che con la propria trasformazione ambiva a entrare a pieno titolo nel gioco del sistema democratico, che però, nello stesso momento, era sottoposto a cambiamenti epocali.
Paolo Spriano, Storia del Partito Comunista Italiano, 5 voll., Torino: Einaudi, 1967-1975.
Silvio Pons, Storia del comunismo, Milano: Mondadori, 2012.
Silvio Pons, La rivoluzione globale. Storia del comunismo internazionale 1917-1991, Torino: Einaudi, 2013 EBOOK.
Sulla nascita del Partito Comunista d'Italia si può guardare la puntata di Passato e presente in cui il prof. Silvio Pons ripercorre gli avvenimenti del gennaio del 1921.
Aldo Agosti, Storia del Partito Comunista Italiano. 1921-1991, Roma-Bari: Laterza, 2012.
Aldo Agosti, Bandiere rosse: un profilo storico dei comunisti europei, Roma: Editori riuniti, 1999.
15-21 gennaio 1921: al Teatro Goldoni di Livorno si tiene il XVII Congresso del Partito Socialista Italiano. Si discute della richiesta avanzata dall’Internazionale Comunista di espellere i riformisti dal Partito Socialista. La discussione ha come esito la scissione a sinistra degli esponenti del socialismo napoletano guidati da Amadeo Bordiga e del gruppo torinese guidato da Antonio Gramsci, Angelo Tasca, Palmiro Togliatti e Umberto Terracini che di lì a poco fonderanno il settimanale «L’ordine nuovo».
La scissione dei comunisti dal partito socialista non è un fenomeno soltanto italiano, ma risponde al disegno della Internazionale Comunista del marzo 1919 che intendeva procedere alla costituzione di partiti comunisti nazionali per scissione dai partiti socialisti con l’obiettivo di portare i socialisti europei ad aderire alla causa della Rivoluzione Russa. Nella seconda metà del 1920 e agli inizi del 1921 si creano in Europa diverse scissioni, tra cui, per esempio, quella francese, che precede di poche settimane quella italiana di Livorno.
Antonio Gramsci, La costruzione del Partito Comunista 1923-1926, Torino: Einaudi, 1971.
Umberto Terracini, Intervista sul comunismo difficile, a cura di Arturo Gismondi, Roma; Bari: Laterza, 1978.
Ezio Mauro, La dannazione. 1921. La sinistra divisa all’alba del fascismo, Milano: Feltrinelli Editore, 2020.
Marcello Flores, Giovanni Gozzini, Il vento della rivoluzione. La nascita del Partito comunista italiano, Roma-Bari: Laterza, 2021.
Gli anni della clandestinità
La fine della Prima guerra mondiale mette a nudo la fragilità del sistema politico italiano. Durante il cosiddetto biennio rosso 1919-1920 l’Italia è attraversata da numerose lotte sociali.
Il 23 marzo 1919 Mussolini fonda i Fasci italiani di combattimento, che immediatamente organizzano spedizioni punitive contro le strutture sindacali politiche e amministrative socialiste. D’altra parte, il Partito Socialista, che alle elezioni del 1919 risulta il partito di maggioranza, non aveva un programma politico alternativo alla rivoluzione, cioè non aveva un programma politico attuabile e la scissione comunista aveva aggravato la situazione.
Il nascente PCd’I è un partito fluido, in cui si sviluppano due linee di conflitto: una interna, che oppone i fondatori l’uno all’altro, e una esterna, con il Comintern, che si era spostato su posizioni meno rigide una volta constatata l’impossibilità di rivoluzioni in Europa mentre il PCd’I rimase su posizioni settarie che rifiutavano ogni dialogo con i socialisti. Lenin già nell’estate del 1921 invitava, inascoltato, i comunisti italiani a dialogare con i socialisti.
Secondo Angelo Tasca – uno dei fondatori del settimanale L’Ordine nuovo e uno dei principali esponenti del PCI torinese, poi espulso dal partito per la sua opposizione alle politiche staliniste – fu l’inconsistenza della sinistra, la sua incapacità di portare a compimento l’ideale rivoluzionario ad aprire le porte al fascismo. Egli capì prima degli altri che le ipotesi rivoluzionarie non avevano un contatto autentico con la realtà italiana.
Alle elezioni del 6 aprile 1924 Gramsci viene eletto in parlamento. Il 5 novembre il governo scioglie i partiti politici di opposizione e sopprime la libertà di stampa. L’8 novembre, in violazione dell’immunità parlamentare, Gramsci viene arrestato e rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, poi deportato al confino a Ustica. Palmiro Togliatti gli succede come leader del partito.
Da questo momento, fino alla caduta di Mussolini, il Partito Comunista diviene un’organizzazione clandestina.
Angelo Tasca, I primi dieci anni del PCI, Bari: Laterza, 1971.
Angelo Tasca, Nascita e avvento del fascismo, 2 voll., Roma-Bari: Laterza, 1976.
Angelo Tasca, La nascita del fascismo, a cura di David Bidussa, Torino: Bollati Boringhieri, 2006.
Luigi Longo, Carlo Salinari, Tra reazione e rivoluzione: ricordi e riflessioni sui primi anni di vita del PCI, 3. ed., Milano: Edizioni del calendario, 1972.
Renzo Martinelli, Il Partito comunista d’Italia 1921-1926: politica e organizzazione, Roma: Editori Riuniti, 1977.
Paolo Spriano, Gramsci in carcere e il partito, Roma: Editori riuniti, 1977.
Giorgio Amendola, Storia del partito comunista italiano: 1921-1943, Roma: Editori Riuniti, 1978.
Chiara Daniele (a cura di), Gramsci a Roma, Togliatti a Mosca: il carteggio del 1926, Torino: Einaudi, 1999.
RaiCultura ha prodotto un documentario visibile su RaiPlay sulla storia del Partito comunista d'Italia, dalla sua fondazione (21 gennaio 1921) alla svolta di Salerno (aprile 1944), attraverso filmati di repertorio, testimonianze d'archivio (Amadeo Bordiga, Pietro Nenni, Sandro Pertini, Camilla Ravera, Umberto Terracini etc) e l'analisi storica di Mauro Canali, Silvio Pons, Giuseppe Vacca e Albertina Vittoria.
Il Partito Comunista Italiano, come l’abbiamo conosciuto negli anni del dopoguerra fino al suo scioglimento, nasce dalla cosiddetta “svolta di Salerno” con la quale Togliatti nel marzo del 1944 abbandona l’obiettivo di deporre la monarchia e volge il partito alla lotta antifascista. Il cambio di prospettiva consente al PCI, che si può così presentare come forza politica responsabile e possibile fondatrice della democrazia italiana, di entrare nei governi formati da Pietro Badoglio e da Ivanoe Bonomi. Togliatti sapeva che per avere un ruolo nella ricostruzione del Paese e nella fondazione delle sue basi democratiche era necessario allinearsi alle forze liberatrici anglo-americane.
Per portare a compimento la svolta era però necessario ricostruire il PCI su basi nuove, farne un partito di massa radicato nella società e nei luoghi di lavoro.
Luciano Barca, Franco Botta, Alberto Zevi, I comunisti e l’economia italiana. 1944-1974: antologia di scritti e documenti, Bari: De Donato, 1975.
Giuseppe Mammarella, Il partito comunista italiano. 1945-1975: dalla liberazione al compromesso storico, 2. ed., Firenze: Vallecchi, 1976.
Umberto Terracini, Come nacque la costituzione, intervista di Pasquale Balsamo, Roma: Editori Riuniti, 1978.
Roberto Ruffili (a cura di), Cultura, politica e partiti nell’età della Costituente. 2. L’area socialista, Il Partito Comunista Italiano, Bologna: Il Mulino, 1979.
Renzo Martinelli, Storia del Partito comunista italiano. 6: Il partito nuovo dalla liberazione al 18 aprile, Torino: G. Einaudi, 1995.
Donald Sassoon, Franco Salvatorelli, Nicola Zippel, Togliatti e il partito di massa. Il PCI dal 1944 al 1964, Roma: Castelvecchi, 2014.
Mimmo Franzinelli, L’Amnistia Togliatti. 1946. Colpo di spugna sui crimini fascisti, Milano: Feltrinelli, 2016.
Luciano Canfora, La metamorfosi, Roma-Bari: Laterza, 2021.
Il PCI e l’URSS: la via italiana al socialismo
23 ottobre 1956, Budapest, Ungheria: inizia una rivolta popolare contro il regime comunista che governa il Paese e che viene repressa nel sangue dall’Armata Rossa. Anche a fronte di migliaia di morti e feriti il PCI di Togliatti non toglie il suo appoggio all’Unione Sovietica. In Italia, 101 intellettuali comunisti firmano un manifesto contro l’ingerenza dell’URSS e l’atteggiamento passivo del PCI, altri, tra cui Giangiacomo Feltrinelli e Italo Calvino, lasciano il PCI.
20 agosto 1968, Praga, Cecoslovacchia: le truppe del Patto di Varsavia entrano in Cecoslovacchia per porre fine con la forza alla Primavera di Praga, l’esperimento di “socialismo dal volto umano” di Alexander Dubček. L’anno seguente Enricoo Berlinguer, vicesegretario del PCI, critica l’URSS per la repressione attuata in Cecoslovacchia.
Donald Sassoon, Togliatti e la via italiana al socialismo: il Pci dal 1944 al 1964, Torino: Einaudi, 1980.
Giovanni Gozzini, Renzo Martinelli, Storia del Partito comunista italiano. 7: Dall’attentato a Togliatti all’VIII congresso, Torino: G. Einaudi, 1995.
Maria Luisa Righi (a cura di), Quel terribile 1956: i verbali della direzione comunista tra il XX Congresso del PCUS e l’VIII Congresso del PCI, Roma: Editori riuniti, 1996.
Nello Ajello, Il lungo addio: intellettuali e PCI dal 1958 al 1991, Roma-Bari: Laterza, 1997.
Adriano Guerra, Comunismi e comunisti : dalle svolte di Togliatti e Stalin del 1944 al crollo del comunismo democratico, Bari: Dedalo, 2005.
Emanuele Macaluso, Comunisti e riformisti. Togliatti e la via italiana al socialismo, Milano: Feltrinelli Editore, 2013.
Fabio Bettanin, Adriano Roccucci, Alessandro Salacone, Michail Prozumenscikov, L’Italia vista dal Cremlino. Gli anni della distensione negli archivi del comitato centrale del PCUS, 1953-1970, Roma: Viella Libreria Editrice, 2015.
9 novembre 1989: cade il Muro di Berlino.
12 novembre 1989, Bologna: Achille Occhetto, segretario del PCI, propone ai tesserati presenti nel circolo della Bolognina il cambio del nome e del simbolo del partito. L’anno seguente, al Congresso la sua mozione viene approvata.
3 febbraio 1991, Rimini: nel corso del XX e ultimo congresso, viene sciolto il PCI e nasce il Partito Democratico della Sinistra.
Alessandro De Angelis, I comunisti e il partito: dal partito nuovo alla svolta dell’89, Roma: Carocci, 2002.
Lucio Magri, Il sarto di Ulm. Una possibile storia del Pci, Milano: Il Saggiatore, 2010.
Giorgio Bocca, Palmiro Togliatti, Roma-Bari: Laterza, 1973.
Aldo Agosti, Palmiro Togliatti, Torino: UTET, 1996.
Stefano Zurlo, Quattro colpi per Togliatti. Antonio Pallante e l’attentato che sconvolse l’Italia, Milano: Baldini&Castoldi, 2019.
Antonio Gramsci, La nostra città futura: scritti torinesi, 1911-1922, Roma: Carocci, 2004.
Giancarlo Lehner, La famiglia Gramsci in Russia: con i diari inediti di Margarita e Olga Gramsci, Milano: Mondadori, 2008.
Raffaele Maiello, Vita di Antonio Gramsci, Roma: Rai trade, 2012 (DVD).
Angelo D’Orsi, Gramsci. Una nuova biografia, Milano: Feltrinelli Editore, 2017.
Michele Ciliberto, La fabbrica dei Quaderni : studi su Gramsci, Pisa: Edizioni della Normale, 2020.
Giuseppe Fiori, Vita di Antonio Gramsci, Roma-Bari: Laterza, 2021.
Giuseppe Fiori, Vita di Enrico Berlinguer, Roma-Bari: Laterza, 2014.
Silvio Pons, Berlinguer e la fine del comunismo, Torino: Einaudi, 2014.
Rossana Rossanda, La ragazza del secolo scorso, Torino: Einaudi, 2010.
Leoncarlo Settimelli, La ragione e il sentimento: ritratto di Nilde Iotti, Roma : Castelvecchi, 2009.
Giorgio Napolitano, Intervista sul PCI, a cura di Eric J. Hobsbawm, Roma-Bari: Laterza, 1976.
Giorgio Napolitano, Dal Pci al socialismo europeo: un’autobiografia politica, Roma-Bari: GLF editori Laterza, 2005.
Per non appesantire la presentazione non abbiamo citato tutti i libri presenti nella bibliografia. Chi lo desidera può consultare l'elenco completo.